mercoledì 27 luglio 2011

Il finto federalismo della destra.

Da più di vent’anni federalismo è parola che segna il dibattito politico e la vita delle istituzioni del nostro Paese. In realtà il tema di nuovi rapporti tra stato centrale e poteri locali nasce all’inizio degli anni settanta con l’istituzione delle Regioni.
Mentre tuttavia l’esperienza regionalista si muoveva in una visione unitaria del Paese e come delega gestionale di poteri statali, con il federalismo ci si è posto l’obiettivo più ambizioso di un trasferimento ampio e sostanziale dallo Stato alle Regioni di poteri e titolarità, in molti casi esclusivi, su materie sostanziali. Tanto da divenire nell’interpretazione più estrema della Lega – che nel federalismo ha il suo mantra simbolico –sinonimo di separatismo, secessione, indipendenza.
Non a caso, la formula «padroni a casa nostra» è divenuta nella vulgata leghista il modo facile e populista con cui rappresentare il federalismo, facendone così non già lo strumento per un’architettura nazionale unitaria più moderna e democratica, ma il grimaldello per scardinare la coesione sociale e istituzionale dell’Italia e acuire le sue contraddizioni e ineguaglianze.
Non solo, ma la parola federalismo viene sempre più spesa in modo propagandistico come la panacea di ogni problema del Paese, accreditando l’illusione che tutto - disoccupazione, bassa crescita, burocrazia, gap infrastrutturale, corruzione, sicurezza e quant’altro – troverà soluzione con il federalismo.
Mai rappresentazione fu più lontana dalla realtà. Si, perché se si guarda all’esperienza concreta di questi ultimi dieci anni - in otto dei quali a governare sono stati centrodestra e Lega- si vede che è accaduto esattamente il contrario. In ogni settore – anche in quelli che le leggi assegnano alla competenza regionale è dilagata l’invasività governativa e statale, con una costante compressione e mortificazione dell’autogoverno locale.
E soprattutto sul piano finanziario è stato praticato un feroce centralismo statale che non solo anno dopo anno ha ridotto i trasferimenti di risorse dallo Stato ai poteri locali, ma ha finora inibito ogni e qualsiasi possibilità per Regioni, Province e Comuni, di disporre di significative risorse proprie. Ne sono buona testimonianza provvedimenti sul federalismo demaniale e fiscale.
Il primo è tuttora privo degli adempimenti necessari a individuare i beni da trasferire e a quali soggetti istituzionali debbano essere trasferiti.
Il secondo si è fin qui tradotto in una beffa, stante che l’intero sistema fiscale continua a essere in capo allo Stato che accerta la consistenza dei redditi, definisce aliquote e modalità dell’imposizione fiscale, gestisce la riscossione; mentre a Regioni, Province e Comuni è stata lasciata la sola impopolare facoltà di aumentare alcune addizionali, per altro in dimensione irrisoria.
Il risultato è che il combinato disposto di riduzione di trasferimenti e centralismo fiscale ha messo in mora il sistema dei poteri regionali e locali, trasformando il federalismo in un simulacro utile al più per qualche stravagante rito propiziatorio al dio padano. Tal che né l’Italia né le sue Regioni, né i cittadini traggono alcun beneficio.

Piero Fassino - Sindaco di Torino
L’Unita; 24 luglio 2011

mercoledì 20 luglio 2011

Costi della politica: ecco le proposte del PD!

Di fronte all’emergenza economica il Pd ritiene che la politica debba dare un contributo concreto di sobrietà e di responsabilità, lottando invece contro le concezioni demagogiche che rischiano di confondere tutto e non risolvere nulla.
Per questa ragione il Pd ha da tempo messo a punto precise proposte e dato vita a concrete iniziative parlamentari sul tema dei costi della politica e delle riforme istituzionali. Al Senato ha anche presentato emendamenti alla manovra del governo insieme a Idv e Udc, misure che il governo e la maggioranza hanno respinto, impedendone l’approvazione, ma che restano validi punti di riferimento per gli interventi da realizzare.

Riduzione numero dei parlamentari. Il Pd ha presentato da tempo diverse proposte di legge per ridurre entro la legislatura, il numero dei parlamentari e cambiare le funzioni del Senato. Per esempio, una Camera con 400 deputati e un Senato Federale con 200 senatori. E’ possibile calendarizzare già dal prossimo settembre il provvedimento volto alla riduzione dei parlamentari.
Retribuzioni dei parlamentari. Il Pd punta a modificare la legge del 1965 che lega la retribuzione dei parlamentari alla retribuzione dei magistrati italiani, per scegliere un nuovo parametro. L’obiettivo è di allineare l’Italia alla media delle retribuzioni dei parlamentari degli altri paesi europei.
Vitalizi. Con una decisione interna alla Camera e al Senato (gli organi costituzionali hanno un’autonomia decisionale sul proprio bilancio) il Pd propone di rivedere entro la legislatura i vitalizi dei parlamentari riportandoli al sistema previdenziale in vigore per tutti gli altri cittadini iscritti all’Inps.
Risparmi e trasparenza su affitti e servizi. Il Pd propone di lavorare concretamente all’interno dei bilanci di Camera e Senato per ridurre la spesa collegata agli immobili (affitti), per dare trasparenza e risparmiare sui servizi offerti.
Gli emendamenti al Senato. Con gli emendamenti alla manovra proposti anche insieme a Idv e a Udc il Pd punta inoltre ad alcune riforme capaci di dare un contributo importante al contenimento della spesa pubblica.
Tra queste proposte vi sono:
1. L’accentramento dei comuni più piccoli.
2. L’accorpamento delle province sotto i 500.000 abitanti (di fatto si arriverebbe ad un dimezzamento delle attuali province).
3. L’accorpamento delle società che fanno capo ai comuni (un comune non potrà avere più di una società: e così verrebbero meno migliaia di aziende, con i relativi consiglieri).
4. La totale incompatibilità dell’incarico dei parlamentari con qualsiasi altro incarico (sindaco, consigliere, presidente di provincia…).
5. Taglio delle auto blu e dei voli blu, limitandone l’uso a chi ne ha davvero bisogno.
6. Reintroduzione del tetto alla retribuzione dei manager pubblici

Queste proposte costituiscono un punto fermo del Pd, un patrimonio di iniziative sulle quali daremo battaglia e che il Pd si impegna a realizzare.

La legge sul fine vita.

Biotestamento, la Camera approva; il testo tornerà al Senato in autunno per il via libera definitivo.
Secondo noi del Partito Democratico, le volontà del malato vengono derubricate a semplici orientamenti, la legge sul testamento biologico è brutta e sbagliata che non andava fatta e che va a colpire le persone nel momento più delicato della esistenza della persona.
Non andava fatta nessuna legge: ci si sarebbe dovuti affidare ancora, come avviene da secoli nel rispetto della persona, al rispetto di quella che è la volontà del paziente, dei suoi familiari e dei medici, senza un'interferenza prescrittiva da parte dello Stato.

Sul voto alla legge sul testamento biologico il Pd non si è «spaccato», né tra laici e cattolici, né tra ex di questo o quell`altro partito. La libertà di coscienza non è stata la scorciatoia per ripiegamenti identitari né una furbizia per nascondere le divisioni, ma si è dimostrata uno strumento utile a cercare soluzioni più ampiamente condivise rispetto al punto di partenza.

La legge sul fine vita apre la strada a una lunga serie di ricorsi alla magistratura a causa delle tante contraddizioni e dei divieti in essa contenuti altro che prevenire contenziosi.

Sarebbe stato molto meglio non legiferare su una questione quale la fine della vita che deve rimanere affidata a decisioni sobrie, discrete e particolari, da assumere caso per caso, in circostanze che saranno sempre uniche ed irripetibili, come unico ed irripetibile è il destino di ogni persona umana.

Rispettiamo l’opinione altrui, ma non condividiamo!
Sarebbe stato un bene rispettare il volere di ciascuno, dando a ciascun cittadino la libertà di scegliere!

martedì 5 luglio 2011

Incontro circoli del saronnese.

Le recenti elezioni amministrative hanno fatto registrare un ampio e significativo successo del centro-sinistra un po’ in tutta Italia, compresa la Lombardia e la provincia di Varese.
I referendum del 12 e 13 giugno hanno poi segnato un risultato straordinario per la partecipazione attiva dei cittadini, prima ancora che per la travolgente vittoria dei SI’ ai quattro quesiti.
I segnali di un profondo cambiamento nel quadro politico italiano diventano giorno dopo giorno sempre più evidenti, e, il Partito Democratico si candida ad essere protagonista della nuova stagione politica che si sta aprendo.
I circoli del PD del saronnese vogliono dare il proprio contributo a creare le condizioni per quell’alternativa di Governo di cui il Paese ha urgente necessità.

Invitiamo perciò gli iscritti, i simpatizzanti, gli elettori del PD e, più in generale, tutti i cittadini che vogliono contribuire al cambiamento, a partecipare ad un pomeriggio di discussione e di festa: il giorno 9 luglio, a partire dalle ore 17.00, presso l’AUSER in Via Maestri del Lavoro a Saronno.

Il programma prevede un momento di confronto e scambio di opinioni, tra i rappresentanti delle amministrazioni comunali, sulle azioni amministrative che possiamo compiere insieme nel nostro territorio, dopo i risultati elettorali a Caronno e a Cislago e soprattutto quali siano le prospettive e le proposte per la gestione del servizio idrico integrato alla luce dei risultati dei referendum sull’acqua.

Seguirà un simpatico momento conviviale. Vi aspettiamo numerosi.
(in caso di maltempo la manifestazione si svolgerà ugualmente al coperto)