sabato 26 novembre 2011

Acqua: bocciata la legge regionale lombarda.

«Incostituzionale il conferimento a società patrimoniali»
La Corte costituzionale ha bocciato la legge regionale lombarda sull'acqua approvata lo scorso anno.
Il ricorso era stato presentato dal Governo Berlusconi, che contestava alcuni passaggi della norma regionale (la n. 26 del 2003, così come modificata dalla L.R. n. 21 del 2010), che riguarda gli affidamenti del servizio idrico.
La notizia della bocciatura ha subito scatenato le reazioni dell'opposizione di centrosinistra, del coordinamento dei comitati per l'acqua pubblica che chiedono da tempo alla Regione Lombardia di cambiare la legge per adeguarsi al risultato del referendum dello scorso giugno.
Il Partito Democratico lombardo, per voce di Enrico Brambilla, capogruppo in Commissione bilancio del Consiglio regionale ha affermato: «La Corte costituzionale ha stabilito che le reti idriche sono demanio pubblico, come le spiagge, i fiumi e le vette delle montagne e dunque ha ribadito il principio che gli italiani hanno voluto riaffermare con il referendum di giugno. La Regione è stata bocciata ancora una volta su di una norma complessivamente illogica, ideologica e scritta di fretta lo scorso dicembre. Ora è ancora più chiaro che la legge deve essere riscritta a partire dall’esito del referendum, anche perché il sistema ha bisogno di indirizzi certi che facciano ripartire gli investimenti e garantiscano la qualità del servizio».
I Comitati per l’acqua pubblica della Lombardia che da sempre contestano i contenuti della legge lombarda, che di fatto prevede ancora la privatizzazione dell’acqua, ignorando la vittoria dei Referendum nazionali del 12 e 13 giugno, che hanno abrogato la norma nazionale (il Decreto Ronchi) che obbligava a mettere a gara la gestione degli acquedotti, ora che con sentenza pubblicata venerdì 25 novembre, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima le legge regionale della Lombardia sull'acqua chiedono con maggior vigore di:
- salvaguardare la titolarità dei Comuni nel governo dei servizi idrici, prevedendo forme di partecipazione della cittadinanza alle scelte sulla gestione dell’acqua;
- garantire la gestione totalmente pubblica dell’acqua, attraverso l’affidamento ad aziende di diritto pubblico di proprietà dei Comuni;
- avviare un confronto politico per la riorganizzazione complessiva del servizio idrico, che va ridefinito quale “servizio di interesse pubblico generale, privo di rilevanza economica”, attraverso la valorizzazione dei bacini idrografici esistenti in Lombardia, che devono essere amministrati dai Comuni e affidati in gestione ad aziende di diritto pubblico, garantendo il diritto all’acqua secondo principi di solidarietà.
Ora che la Corte Costituzionale ha di fatto bocciato la legge, Formigoni deve cambiare la legge al più presto!

              

giovedì 24 novembre 2011

TANTE CASE DELL'ACQUA. GRAZIE AL PD

Via libera della Giunta regionale ai contributi per la realizzazione dei distributori. Dopo una lunga battaglia del Partito democratico
Case dell'acqua presto in tutta la Lombardia grazie al Pd. Il quale, da tempo preme per una visione diversa dello sfruttamento e dell'utilizzo dell'acqua. In primis, quella che serve per dissetare la popolazione. Libera, gratuita, salubre. In piazza, come una volta da pozzi e fontane. Ora sarà possibile averla semplicemente recandosi a un distributore pubblico. La Giunta regionale ha dato il via libera all'assegnazione alle Province lombarde e al Comune di Milano del contributo per la realizzazione dei nuovi distributori di acqua potabile, le cosiddette case dell'acqua, ........

mercoledì 16 novembre 2011

Sanofi – Aventis: 130 lavoratori a rischio.

Situazione critica per la Sanofi - Aventis, la nota azienda che da 25 anni produce il Maalox e da qualche anno anche l’Enterogermina .  Nell’incontro del  7 novembre 2011 svoltosi  a Milano tra la società e le strutture sindacali nazionali e territoriali di FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILCEM UIL, l’azienda aveva illustrato , in un quadro di difficoltà riguardanti il settore, un progetto che prevede  la dislocazione delle produzioni e ristrutturazioni che prevedono la chiusura del centro ricerche di Milano. Il piano della proprietà, una multinazionale che conta 6 siti produttivi in Italia con ben  3400 dipendenti , viene giustificato dalla necessità di specializzare la produzione nei diversi stabilimenti. Questa strategia prevede il ridimensionamento dello stabilimento di Origgio, con la dismissione della produzione del Maalox e la conseguente ricollocazione di  130 dipendenti nello stabilimento di Scoppito, in Abruzzo.  Questa dismissione parziale dell’azienda di Origgio, dove attualmente sono occupati 250 lavoratori, mette di fronte i dipendenti  ad una triste realtà. A loro l’azienda ha spiegato di voler proporre lo spostamento della manodopera in altri stabilimenti della multinazionale. Non è un licenziamento, ma una scelta molto difficile. Ad Origgio, dove si produrrà solo Enterogermina,  è previsto un investimento di 9 milioni di Euro e una collocazione per circa 100 dipendenti. E gli altri lavoratori? Chi non potrà trasferirsi? La protesta dei lavoratori non si è fatta attendere e venerdì 11 novembre hanno incrociato le braccia.
I sindacati, che hanno partecipato agli incontri, dicono che la scelta dell’azienda non tiene conto degli investimenti fatti nello stabilimento di Origgio e mirati alla produzione di Maalox. Inoltre sul piano etico non si può non tener conto di una decisione che  in questo momento di grave crisi economica penalizza un territorio che in questo  periodo è già troppo duramente colpito dalla crisi occupazionale. La situazione è ora in una fase di stallo. Dopo lo sciopero i lavoratori torneranno in azienda i sindacati hanno già chiesto un incontro con il Ministero per costringere la proprietà, una multinazionale francese,  a rivedere il piano e hanno chiesto alla Provincia di intervenire perché la situazione varesina è a rischio. Il nostro capogruppo consigliare Paolo Balduzzi ha incontrato venerdì mattina i lavoratori della Sanofi – Aventis che erano in sciopero e dalle notizie raccolte, ci ha informato che solo per 30 dei 130 lavoratori probabilmente si riuscirà a studiare meccanismi di uscita (prepensionamento), ma per gli altri non sembra ci sia speranza. In alcuni casi si tratta di famiglie intere, in altri di persone con il coniuge già in cassa integrazione. Lavoratori oltre i 40 anni, per cui una eventuale ricollocazione non è certo semplice. Siamo solidali con i lavoratori e già nel prossimo Consiglio Comunale proporremo una mozione sul caso Sanofi e ci attiveremo con i rappresentanti del PD a livello provinciale, regionale e nazionale. 
Insieme per Origgio chiede all’amministrazione Comunale di aprire un tavolo su questa realtà e La invita  a promuovere  subito un incontro con le parti sociali (Azienda e lavoratori) in modo che si possano conoscere i dettagli e valutare, attraverso una maggior conoscenza della situazione i diversi casi dei lavoratori che potrebbero essere coinvolti nella ristrutturazione prevista. Noi riteniamo più che mai necessaria ed urgente la formazione di una “commissione anticrisi” che si occupi di conoscere la situazione occupazionale del nostro territorio. La stessa, in concerto con le parti sociali, dovrà ricercare e favorire soluzioni possibili per le diverse situazioni, attivare l’Ente Locale ad assumere iniziative mirate ed avviare percorsi in  grado di garantire il necessario supporto nei casi di provata necessità. 
Nel sollecitare l’intervento dell’Amministrazione, ci auguriamo che tutti, di fronte alla gravità della situazione,  siano in grado di assumersi le proprie responsabilità.

lunedì 14 novembre 2011

Una svolta per salvare l'Italia

Si è chiuso un ciclo politico. Serve un governo di responsabilità nazionale che ci porti fuori dal tunnel.

venerdì 4 novembre 2011

L'alternativa del Partito Democratico al governo del centrodestra.

Tre anni fa il governo di centrodestra fece il suo esordio spendendo oltre dieci miliardi di euro tra Alitalia, eliminazione dell’Ici per gli immobili di maggior pregio e blocco della tracciabilità nei pagamenti.
Noi dicemmo subito che la crisi imponeva invece di spendere quelle risorse per consentire ai comuni di fare un piano di piccole opere che avrebbero dato lavoro e una spinta all’economia e per ridurre il peso del fisco sulle famiglie meno abbienti.
Oggi possiamo dire di aver visto giusto e in anticipo. Allo stesso modo da tempo abbiamo avviato la definizione di proposte per una riscossa possibile del Paese, per una ricostruzione democratica e per un nuovo patto per lo sviluppo.
Tre assemblee nazionali, innumerevoli incontri di studio e lavoro. Conferenze nazionali tematiche. Dopo oltre un anno di lavoro il Partito Democratico può presentare oggi un quadro di proposte e di posizioni sui diversi temi volte a far uscire il Paese dalle secche in cui l’ha fatto incagliare il centrodestra.
Sarà questo progetto che il Pd ha preparato con il metodo della più ampia partecipazione alle decisioni, la base del confronto con le altre forze politiche di opposizione per decidere quale programma certo, credibile ed esigibile, proporre agli italiani in alternativa al governo del centrodestra.
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