venerdì 19 febbraio 2016

Maroni ha fallito: ora deve dimettersi.

In Regione Lombardia c’è un problema grande quanto Palazzo Lombardia.
Prima Mantovani, vicepresidente e assessore alla sanità, arrestato, poi Garavaglia assessore al bilancio, indagato, oggi Fabio Rizzi, braccio destro di Maroni e padre della riforma sanitaria, arrestato.

Abbiamo più volte denunciato l’assenza di un sistema regionale dei controlli efficace che garantisca trasparenza, ma è del tutto evidente che Maroni, assessore alla sanità anche lui a processo, ha una enorme responsabilità politica. Si è dimostrato incapace di garantire discontinuità rispetto agli scandali dell’era formigoniana e di recidere il legame malato tra politica e sanità.
Per questo le sue dimissioni sono l'unica via: come PD (insieme al Patto Civico) abbiamo presentato unamozione di sfiducia da discutere e votare al più presto in Consiglio regionale.

CHE COSA ALTRO DEVE SUCCEDERE PERCHE' MARONI SI DIMETTA?
“Il sistema sanitario lombardo è sano, non sono state pagate tangenti. Chi continua ad associare il termine 'Sanità lombarda" con quello di 'tangenti' ne risponderà legalmente". Sono le parole del Presidente della Lombardia, Roberto Maroni, lo scorso 20 ottobre durante l'intervento in Consiglio Regionale prima della votazione sulla mozione di sfiducia presentata dal Partito Democratico.
Parole che alla luce dei fatti di queste ore testimoniano come la situazione sia totalmente sfuggita di mano a Maroni e alla sua maggioranza. Prima l’arresto del vicepresidente e assessore alla sanità, Mario Mantovani, e l’indagine tuttora in corso sull’assessore al bilancio, Massimo Garavaglia, adesso l’arresto di Fabio Rizzi, suo braccio destro, consigliere regionale e padre della riforma sanitaria. Senza contare le indagini che hanno coinvolto le società del “sistema regione” e che lo stesso Presidente della Giunta andrà a marzo a processo per turbata libertà della scelta del contraente e induzione indebita. La reazione della maggioranza a queste vicende si è limitata alla nomina di un sottosegretario alla “legalità”. Troppo tardi e troppo poco.
A questo link trovate l'intervento di Maroni in aula a ottobre e la mia replica, parole che suonano oggi come una facile profezia.
Come Partito Democratico abbiamo più volte denunciato l’assenza di un sistema regionale dei controlli serio ed efficace che garantisca trasparenza nelle procedure, negli atti e negli appalti. Non siamo stati ascoltati e i fatti purtroppo ci stanno dando ragione. Se da una parte la giustizia farà il suo corso, come è normale che sia, è però evidente l’enorme responsabilità politica di Maroni. Il Presidente della Giunta Regionale si è dimostrato incapace di garantire discontinuità rispetto agli scandali dell’era formigoniana e di recidere il legame malato tra politica e sanità. Ancora oggi le nomine dei direttori generali della sanità avvengono per appartenenza politica e non esclusivamente per merito, come dovrebbe avvenire e come da troppo tempo chiediamo inascoltati.
Ma è un fallimento politico a tutto campo rispetto al programma con cui si è presentato agli elettori lombardi ormai tre anni fa. La Macroregione, il 75% delle imposte trattenute sul territorio, la riduzione dell’Irpef regionale, l’azzeramento dell’Irap, la riforma delle autonomie, sono solo alcune delle promesse non mantenute da una amministrazione in difficoltà, che pare ormai impegnata solo a buttare al vento 40 milioni di euro per svolgere un referendum inutile.
Regione Lombardia è un ente complesso, con un bilancio da oltre 22 miliardi di euro, di cui 18 solo per la sanità. Non è possibile governarla senza una forte, autorevole e stabile guida politica. Continuare a fare finta che tutto vada bene in attesa del prossimo scandalo o della prossima indagine è un lusso che nessuno si può più permettere. Mesi fa abbiamo presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti ma Maroni ha sempre negato ci fossero problemi. Gli episodi di cronaca giudiziaria lo riportano alla cruda realtà, stavolta ne deve trarre definitivamente le conseguenze. Per questo abbiamo chiesto le sue dimissioni e oggi abbiamo presentato la mozione di sfiducia.

IL "SISTEMA LEGA" DA VARESE A MILANO
Quello che emerge dagli atti della procura di Monza è un vero e proprio "sistema Lega" che purtroppo ha le sue radici proprio nella provincia di Varese. Tra gli arrestati insieme a Fabio Rizzi, che oltre ad essere consigliere regionale è vicesegretario della Lega Lombarda, Donato Castiglioni, ex responsabile organizzativo della Lega varesina, consigliere comunale a Carnago ed ex candidato alla segreteria provinciale leghista, Sandro Pignataro, ex consigliere comunale a Bregano e Mario Longo, responsabile odontoiatria per la Lega Nord.

Rimanendo a disposizione per eventuali richieste di chiarimenti o di intervento, vi saluto caramente,
Alessandro Alfieri

domenica 14 febbraio 2016

DUE anni di Governo Renzi.

Visiona:













Unioni civili.

Difendo questo testo. Chiedo lealtà, niente manovre politiche
di Luigi Zanda -  12 febbraio 2016

Questa legge è un traguardo fermo, un paletto fisso, un punto di arrivo che durerà 30 anni. I contenuti del ddl Cirinnà, oggi così aspramente discussi in Aula e nel Paese, domani saranno un punto di unità trasversale che impedirà fughe in avanti di lobby, di frange politiche o di singole sentenze della giustizia ordinaria. È una mia convinzione culturale e politica: gli argini non si costruiscono non legiferando, ma con leggi equilibrate.
Nei giorni scorsi ho lanciato un appello alla lealtà e alla trasparenza.  Questa legge è troppo importante perché, nel voto segreto, si riversino non valutazioni di merito ma manovre politiche che mettono nel mirino la maggioranza o il governo. Ho chiesto più volte di ridurre al minimo necessario i voti segreti. Io conosco la posizione di ogni singolo senatore pd, so a cosa diranno «sì» e a cosa diranno «no». So già chi non è d'accordo con l’articolo 5 o con parti di esso. Il Pd quindi non ha bisogno di sotterfugi, chiedo agli altri di fare altrettanto.
Questa è una buona legge. Penso si possa migliorare  rendendo più efficace il divieto di ricorrere all'utero in affitto che comunque l'Italia, già con la legge 40, considera un reato.
È una legge che dà piena attuazione a una parte importante della nostra Costituzione e, lo ripeto, non prevede l’adozione per le coppie gay, la esclude. Prevede solo la stepchild, un istituto che interviene per dare continuità affettiva al figlio naturale del partner se l’altro genitore non c’è più. Diversi parlamentari la ritengono addirittura una specificazione superflua, perché molte sentenze hanno già concesso l'adozione in casi analoghi a quelli che ora vorremmo regolare con legge. Ricordo, tra l'altro, che dal 1983 l "adozione speciale" non esclude l'adozione anche da parte di un single, etero o omosessuale.

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